Lettera ad Ango(scia)

 

Ciao Ango,

scrivo proprio a te che cambi forma, ma sei sempre la stessa ospite indesiderata che si infiltra nelle crepe del cuore e mi sbarra il cammino.

Vorrei che fossi un po' meno ango e più una scia, che permane solo per qualche secondo come quella degli aeroplani che turbano il cielo per poi sparire dietro le nuvole.

Tu paralizzi gli arti, blocchi le gambe, metti catene, fai correre i pensieri sugli stessi binari a una velocità impossibile da misurare se non in vuoti universali che provengono dal nulla primordiale.

Sono disarmata e la tua presenza mi disorienta. Sai già che non possiedo un buon senso dell'orientamento, che mi perdo perfino con il navigatore e che non ho pazienza, mi innervosisco facilmente.

Vuoi mettermi alla prova?

So che non te ne vai se urlo per spaventarti. Poi va a finire che la gola brucia e le tempie battono per la potenza che ho usato per fare rumore nel silenzio. E ironia della sorte, mi spavento io. Guardo allo specchio quel mostro con le labbra gonfie e arrossate, gli occhi rossi e sbarrati, la pelle grigia. Mi fa rendere conto di quanto sia devastante lottare contro di te.

Ma fai visita anche ad altre persone? E loro cosa fanno?

Non riesco a credere che per qualcuno tu possa essere una buona compagna. Spazzi via tutta la luce e i colori e porti tutti nel tuo regno oscuro, dove non possiamo vederci, siamo tutti con una maschera nera e gli occhi chiusi, incatenati a una ruota che gira senza sosta.

Ma se fai visita, vuol dire che non sei sempre presente. Eppure mi trovi sempre con una facilità tremenda. 

Non c'è mai una costante.

Vieni in camera la domenica, durante le feste, al cinema, quando guido, a lavoro, mentre studio, dopo aver passato un esame, quando sono da sola o in compagnia, quando sfioro quasi il cielo con un dito, quando leggo, quando guardo un film, quando mangio, quando fa freddo, quando fa caldo.

Cerco di studiare le tue mosse per farti scacco matto la prossima volta che verrai.

So che sei stata creata da me, dai silenzi, dal non detto, dagli abbandoni, dal disagio, dall'incomunicabilità. Sei familiare ma allo stesso tempo così scomoda. Non parli. Non hai una voce. Ma sono sicura che dei punti di debolezza ce li hai anche tu. Del resto, se tu fossi così onnipotente, che motivo avresti di venirmi a disturbare con tanta presunzione? Se mi dai attenzioni vuol dire che c'è qualcosa che pretendi da me. Magari anche tu vuoi liberarti di me. E se alla fine te ne vai, vuol dire che io e te non stiamo per niente bene insieme. Ma se poi ritorni, deduco che abbiamo ancora qualcosa in sospeso.


Commenti

Post più popolari