REB E IL CIOCCOLATO


                                                   REB E IL CIOCCOLATO 


Non era semplice conquistare la fiducia di Rebecca. Mani affettuose negli anni si erano rivelate guantoni da boxe pronti a sferrare l'ennesimo colpo. Ma credeva ancora che qualcuno potesse sciogliere quel cuore che credeva di marmo. La cioccolata era in grado di scaldarlo, di farla sentire coccolata e sollevata dai bocconi amari a volte persino per un'ora intera.

E quel giorno Diego si presentò con un sacchettino di carta proveniente dal suo negozio di dolciumi preferiti.

Rebecca amava i dolci, ma per qualche strano motivo (aveva letto che chi preferiva i sapori amari aveva tendenze da psicopatico), il cioccolato per lei,per essere considerato tale, doveva essere fondente al 90%. Sorrideva quando conoscenti le dicevano che anche loro preferivano il fondente al cioccolato al latte e poi scopriva che a casa avevano tavolette al 50%. Però sapeva anche che il cioccolato fondente non era per tutti. Era intenso, avvolgente, persistente. "Teobroma degli dèi" ripeteva quasi come un mantra ogni volta che scartava una nuova tavoletta di cioccolato. Significa "cibo degli dèi" e non a caso i Maya e gli Aztechi ricavavano dai semi di cacao una bevanda che sorseggiavano durante i rituali sacri. E per lei mangiare il cioccolato era un rito. Di solito preferiva essere da sola, lei e la tavoletta. Ne spezzava uno scacchetto che poi divideva in quattro parti irregolari, per prolungare di quattro volte quel momento. Il primo pezzetto lo frantumava delicatamente con i denti, per preparare il palato a sciogliere lentamente gli altri tre pezzi. Un capitolo a parte meriterebbero i suoi abbinamenti preferiti con il cioccolato, ma per mantenere puro quel momento intimo, preferiva consumarlo da solo, senza che il suo sapore venisse smorzato o esaltato da altro.

Rebecca scrutò dentro il sacchetto e vide due tavolette della sua marca di cioccolato preferita, ma non aveva mai provato quelle tavolette di "cioccolato fondente senza zuccheri aggiunti". Le si illuminarono gli occhi come una bimba a cui regalano la bambola che aveva visto e cerchiato con la penna nel volantino di Toys.

Diego si era ricordato i suoi gusti e perfino le sue "ossessioni" di un tempo contro lo zucchero bianco, ma non si era sentita offesa perché ormai non le importava più di tanto leggere gli ingredienti, ma se il cioccolato superava il test di "cibo degli dèi" allora era salvo, per quanto fosse fondente solo al 55% (e quindi per lei "al latte") e contenesse maltilolo.

Aveva osato e lei aveva un debole per chi la conosceva in fondo e le portava nuove scoperte, per sottoporle al suo giudizio. Si era conquistato in quel modo la sua fiducia, dopo un anno e mezzo in cui di cioccolato ne aveva mangiato tanto, ma sempre dello stesso tipo.

Era come se su quella tavoletta fosse inciso "Ti conosco bene Reb, so che con me ti senti a casa, ma non pensi sia il momento di provare emozioni nuove, insieme?".

Reb accettò l'invito di Diego. E martedì mattina aggiunse alla sua granola al cioccolato (che non ne conteneva mai abbastanza di gocce di cioccolato), uno scacco di cioccolato "nuovo", perché quella mattina doveva iniziare con la giusta dose di serotonina e di coraggio. Il suo palato lo accolse e una scarica di energia dal cuore le curvò le labbra in una smorfia simile a un sorriso complice.

Ek Chuah, dio del cacao (per i Maya e per Reb) avrebbe approvato.


🌻Miriam

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